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DICHIARAZIONE DI NEGATIVLAND
in supporto dello scambio di file Peer-to-Peer
di Negativland (2002)

Electronic Frontier Foundation - http://www.eff.org/IP/P2P/MGM_v_Grokster/....



Noi, membri del gruppo musicale Negativland, scriviamo questo documento in supporto alla difesa nel caso National Music Publishers Association (NMPA) contro MusicCity (creatori del programma di scambio file peer-to-peer Morpheus).

In primo luogo, un po' di background su chi siamo e perché siamo stati contattati per scrivere questa dichiarazione:

Negativland è un gruppo musicale indipendente dal 1980. Creiamo la nostra musica nel nostro studio e la distribuiamo nel mondo attraverso la nostra etichetta, Seeland Records. Vendiamo i nostri dischi nel mondo attraverso un distributore di proprietà indipendente, e vendiamo abbastanza di questi CD per vivere dignitosamente di quello che facciamo. Dal 1995 gestiamo un sito Web, negativland.com, per vendere le nostre produzioni via Internet.

Negativland lavora su forme di collage musicale che usa ogni tipo di suoni riciclati, inclusa musica altrui mescolata con la nostra. Abbiamo prodotto più di venti CD e pubblicato un libro in merito alle nostre vicende musicali e legali intitolato "Fair Use: The Story Of The Letter U and The Numeral 2". Abbiamo scritto saggi e articoli per NYU Law Commentator, Billboard Magazine, Keyboard Magazine, The Baffler e College Music Journal. Abbiamo tenuto lezioni sul nostro lavoro alle Università dell'Arizona, Virginia, Tennessee, Georgia e Chapel Hill, così come a Evergreen State College, UCLA, Seattle University School of Law, Cranbrook Academy of Art, e in varie occasioni a Washington D.C., New York City, Toronto, St. Louis, Honolulu, Melbourne. Recentemente abbiamo parlato alla Duke University per la conferenza sul Public Domain. I nostri scritti e le nostre registrazioni sono spesso usate in lezioni universitarie in merito all'intersezione di proprietà intellettuale, arte, nuove tecnologi e legge. Il nostro CD del 1987 "Escape From Noise" è stato recentemente nominato uno dei top 50 cd di musica elettronica di tutti i tempi dalla rivista inglese Musik.

Come musicisti, siamo felici di sostenere la tecnologia di scambio musicale P2P su Internet, resa possibile da programmi come Morpheus. Come artisti, supportiamo e promuoviamo attivamente il diritto all'esistenza e all'operatività di questi network e software per il file sharing, nel nuovo dominio digitale dello scambio culturale immateriale del World Wide Web.

Accanto alla vendita dei nostri lavori in forma di CD, incoraggiamo e promuoviamo il libero scambio della nostra musica sulla rete utilizzando programmi di file sharing e network P2P. Consideriamo questa nuova opportunità di scambiare la nostra musica e le nostre idee con altri, e per gli altri di scambiare la nostra musica e idee con altri ancora, una cosa positiva per noi, per la società e per l'arte. Consideriamo un'ingerenza il tentativo dell'industria musicale di regolare la possibilità di scambiarci le cose che abbiamo in nostro possesso in forma digitale, dal momento che sono possibili molti usi di questa tecnologia non lesivi del diritto d'autore. E troviamo curioso che grandi corporation abbiano il beneficio del dubbio in questo nuovo contesto, che è così lontano dalle premesse del copyright attive nel sistema tradizionale, ossia che l'offerta è sempre limitata.

Sulla rete l'offerta è irrilevante, c'è solo domanda. Il fatto che questo metta in crisi gli assunti della protezione del copyright non è necessariamente la migliore ragione per sopprimere qualcosa di totalmente nuovo e utile per le persone: la libera e aperta attività P2P.

La domanda dovrebbe essere: è il caso che le nostre inflessibili leggi sul copyright siano applicate alla stessa maniera sulla rete, se questo comporta la soppressione di ogni tipo di scambio P2P? E che ne dite dei benefici di preservare il P2P prima che sia troppo tardi?

Come musicisti che si guadagnano da vivere vendendo musica, crediamo nello spirito del copyright come stabilito dai nostri padri fondatori, che hanno disegnato il copyright in modo che fosse un diritto limitato, cercando di bilanciare il profitto privato e la proprietà personale con il più generale bene pubblico implicato nell'accesso libero e aperto a tutte le idee.

L'America delle corporation ha ignorato questo mandato originale e adesso cerca di trasformare il copyright in una proprietà privata esclusiva e senza limiti di tempo attraverso cause legali. L'estensione del copyright a 75 anni dopo la vita dell'autore decisa dal "Sonny Bono Copyright Term Extension Act" significa che niente creato durante la nostra vita potrà mai fare parte del dominio pubblico. Generato dall'intensa attività di lobby di Disney e del RIAA, questa nuova legge tradisce l'intento originale delle leggi nazionali sul copyright ed è una disturbante premonizione della direzione che la nostra società ha preso. Ignora un fatto basilare della vita umana: la cultura si sviluppa in modo sano quando è condivisa. E noi crediamo che i sistemi P2P siano una nuova e inattesa componente di questa condivisione.

Noi consideriamo inoltre il P2P come un'utile pubblicità gratuita per la musica, che comunque continuiamo a vendere come merce. E nonostante le rivendicazioni del querelante di un calo dei profitti dall'avvento dei sistemi P2P, i musicisti indipendenti hanno molto di più da guadagnare che da pardere da questo sviluppo. Per migliaia e migliaia di musicisti nel mondo, condividere la loro musica attraverso file MP3 è infatti l'unico modo per condividere quello che fanno con altri.

La società, e in particolare la creatività artistica, beneficia enormemente da un ambiente di scambio libero e aperto, e non vediamo alcuna ragione o modo possibile per fermarlo con nessuno dei limiti legali o tecnologici proposti di recente, che cercano di criminalizzare e prevenire il libero scambio non autorizzato sulla rete.

Vi chiediamo di ignorare per un momento la rumorosa e influente minoranza degli interessi privati che hanno portato questo caso davanti al tribunale e di considerare i più grandi benefici generali che l'ambiente di scambio libero e aperto della rete può garantire alla nostra intera cultura.

Dei tre miliardi di pagine che sono attualmente disponibili sulla rete, solo il 30% sono ad uso commerciale. L'altro 70% sono semplicemete lì per esserci, messe su da milioni di persone per condividere gli uni con gli altri informazioni, notizie, opinioni, idee e cultura elaborata personalmente. Questo include il file sharing, e il file sharing a volte include la musica. Da quando Internet è nata, i musicisti hanno usato in maniera sempre più frequente il file sharing come forma indipendente di distribuzione e promozione, così come hanno collaborato gli uni con gli altri attraverso la rete. Nella maggioranza dei casi lo fanno senza alcuna ragione di profitto, soltanto per ascoltare ed essere ascoltati.

Questo nuovo modello di condivisone, un "pubblico dominio" virtuale, è uno sviluppo positivo e sorprendente nella cultura, in particolare quella nata dal basso (il luogo natale di tutte le cose), benchè non sia spesso menzionato nelle storie ottimistiche e pessimistiche sull'e-commerce nelle pagine economiche dei giornali. La popolarità di Napster e di altri programmi di file sharing come Morpheus, Gnutella e FreeNet è molto indicativa. Ci dice che in questa era in cui ogni singolo centimetro quadrato del mondo fisico sembra trasformarsi in un unico grande cartellone e dove tutti gli spazi pubblici sono diventati un infinito supermercato, noi esseri umani abbiamo bisogno di spazi per noi stessi. Luoghi dove parlare e condividere i nostri pensieri, le nostre idee. Luoghi che non siano mediati o circoscritti dal controllo intrusivo del commercio privato. Per quelli di noi in grado di accedervi, Internet è un luogo dove tutto questo è possibile.

La musica commerciale, d'altra parte, sembra vedere la rete semplicemente come un altro mezzo per la collocazione e la vendita di prodotti. Ignorando il disegno base della tecnologia di Rete, che si oppone in maniera così persistente alle forme e alle funzioni commerciali, le corporation provano a constestarlo per vie legali fino allo sfinimento, oppure si cimentano in un'intensa attività di lobbying e donazioni ai loro amici nel Congresso nella speranza di cambiare legalmente il software e l'hardware di base in qualcosa con cui possano lavorare.

Ma noi vogliamo fare al tribunale una domanda: è il caso che una rumorosa e influente minoranza abbia il permesso di cambiare le fondamenta tecnologiche di base della rete aperta per i loro interessi personali? perché dovrebbero avere la possibilità di metterla sotto chiave ai danni di un gran numero di scambi personali? L'industria musicale lamenterà che le vendite di musica stanno calando e potrebbero essere molto più grandi se il traffico fosse controllato e il libero scambio precluso. Chiediamo soltanto che questo sia dimostrato, e chiediamo ragionevolmente che niente venga cambiato finchè non lo dimostrino, perché a molti di noi Internet piace esattamente com'è. Questa nuova tecnologia è troppo importante, troppo nuova e troppo utile in così tanti modi non lesivi del copyright, per apportare dei cambiamenti radicali ad essa in base alle teorie millenaristiche che sentiamo arrivare dall'industria della musica.

Se la musica libera sulla rete potesse veramente uccidere o danneggiare l'industria musicale, questo danno si sarebbe già rivelato a questo punto, dal momento che si stima ci siano stati miliardi di download di musica fino ad ora. Ma questo non è assolutamente ancora evidente. Molti consumatori non stanno comprando meno, stanno semplicemente collezionando di più. Non è facile "provare" qualcosa di assolutamente sconosciuto senza rischi. Le cose che il pubblico non avrebbe normalmente nè l'inclinazione nè I soldi per comprare, spesso vengono comprate proprio in virtù di alcuni pezzi trovati gratuitamente sulla rete. Internet rappresenta una grande possibilità di pubblicità gratuita per tutti i tipi di musica, ma nessuno sembra contento di questo piccolo miracolo.

Ci sono tutti i sintomi che questa sia la modalità con cui adesso la musica in rete interagisce con quella acquistata in negozio. I musicisti indipendenti sanno che la musica libera sulla rete non minaccia le vendite di musica in misura maggiore di quanto non le accresca. Ogni download non rappresenta una vendita perduta, ed è anzi una possibilità in più per l'acquisto di scaturire a costo zero. Alcuni forse si sentiranno imbarazzati nell'avere a disposizione una fetta di questa torta, e perfino di mangiarla, ma questo è esattamente quello che sta succedendo. Così come aver permesso la copia personale dei film non ha messo in crisi delle proiezioni cinematografiche (come Jack Valenti avessa previsto nel famoso caso Betamax), ma al contrario ha espanso l'interesse per i film in tutte le loro forme retribuite, così l'espansione della disponibilità della musica libera tramite il P2P non danneggierà le vendita di musica.

Mentre la storia tecnologia sembra suggerirci un modello, noi vogliamo continuare a criticare il controllo totale degli interessi commerciali sul nostro ambiente pubblico e privato. L'abilità dell'industria dell'entertainment di influenzare, esercitare attività di lobbying e trasformare tutti gli spazi possibili di espressione culturale in America in adeguati "modelli di business" non è stata necessariamente la cosa migliore per il nostro sviluppo culturale. Questo modo di pensare ( essenzialmente, controllare tutte le creazioni culturali finchè non ne è stato pagato il pedaggio) è nuovo nella storia umana. Ignora completamente gli intenti equilibranti implicati nelle direttive orginali del nostro paese in materia di copyright, e si concretizza nel sempre più grande potere di un sempre più piccolo di attori del mondo commerciale musicale.

Il consolidamento dell'industria discografica mainstream in solo cinque grandi compagnie è risultata in un universo musicale parallelo in cui l'interesse economico è il solo obiettivo e giustificazione di tutte le attività culturali, così come il solo parametro della qualità per ogni forma di produzione culturale in circolazione.

L'assunto culturalmente egoista che muove le major è che le nostre arti possono essere consumate solo se viene pagato un prezzo, e non possono essere condivise liberamente a meno che le major non ricevano quello che gli spetta.

Ma l'architettura P2P di Internet è la prima vera opportunità della società di contrastare questa tendenza apparentemente inarrestabile con una vera alternativa - la libera diffusione. Attaccando impreviste alternative come Internet, che promuove l'auto-direzione universale e la distribuzione indipendente, l'industria fa molto di più per bloccare la creatività che per incoraggiarla. Noi invece sosteniamo che, sorprendente o meno che sia, questa condivisione digitale fra persona e persona, in una dimensione dove l'offerta non può essere diminuita, non danneggia il mondo off-line del commercio di beni fisici. Se la storia della tecnologia e la realtà di oggi possono rappresentare una qualche forma di guida, molto probabilmente lo farà crescere.

L'industra musicale e cinematografica sono convinte che possono imporci tutte le loro decisioni unilaterali riguardo a quello che l'architettura di rete sarà, e che possono avere un qualche tipo di diritto incontestabile e un mandato di mantenimento del profitto per cambiare la natura operativa di Internet per i loro obiettivi privati.

Questo ha portato il business della musica in situazioni storicamente senza precedenti, come nel caso di cause legali che trattano i loro clienti come potenziali criminali. Come si è visto nella recente causa della RIAA contro Napster, questa causa (che aveva un perfetto senso commerciale per questo gruppo di lobby finanziato dalle corporation) era anche un attacco ai 25 milioni di appassionati di musica che usano Napster. E' stato un distastro d'immagine per l'industria discografica, e la rabbia, l'alienazione e la perdita di rispetto del pubblico di appassionati di musica nei confronti delle cinque grandi industrie discografiche è qualcosa che l'industria sembra ancora aver difficoltà ad afferrare. Queste forme di cause anti-consumatori sembrano essere un modello di business davvero strano!

Per la mpaggioranza degli utenti, Internet rappresenta ancora un'espressione nuova e inusuale di etiche e possibili procedure del dominio pubblico, un luogo dove il costo e il contenuto non sono necessariamente collegati.

E' un modo di pensare che ci è stato negato in tutte le altre forme di mass media, le quali sono state sottomesse al controllo commerciale e agli obiettivi privati molto tempo fa. La funzionalità di base di Internet è stata stupendamente e generosamente disegnata per promuovere e facilitare la copia e la diffusione, e, a meno che la sua natura di base sia significativamente alterata, sarà sempre incline a farlo. L'architettura fondamentale della rete non fu mai disegnata o intesa per assecondare schemi o bisogni commerciali, e la miracolosa abilità naturale della rete di collegarci senza ragioni di profitto sarà soltanto sminuita da quei "bisogni" che occuperanno il paesaggio. Mentre la paranoia cresce fra i proprietari commerciali di cultura e di contenuti, Internet diventa sempre di più curiosamente affasciante per la maggioranza di utenti privi di interessi commericali, proprio perché la rete sta l“, come un oscuro enigma al centro di una società altrimenti ancorata alle tradizionali formule capitaliste del successo.

Come può essere accolta questa anomalia commercialmente disfunzionale? I cambiamenti legali, psicologici e sociali che questi paradossi di praticabilità potrebbero eventualmente produrre fra noi incidono ben più profondamente del semplice profitto commerciale delle arti, fino a mettere in discussione lo stesso valore della proprietà intellettuale. Tutti i mass media precedenti erano unidirezionali per natura e perfettamente adatti all'assorbimento passivo dei contenuti e delle pubblicità. Internet, invece, sembra essere l'unico mezzo a favore delle masse, un mezzo che invita e facilita la partecipazione personale, il contributo attivo e lo scambio individuale. Il contributo personale piuttosto che l'assorbimento anonimo è suggerito dalla tecnologia, basata sul punto di vista dell'utente. E lo fa senza un centro di controllo finalizzato alla creazione di profitto e uffici di amministrazione che prendono decisioni sul suo destino. La differenza consiste in chi e cosa comanda veramente, e per chi e per cosa è il tutto finalizzato. La rete continua a imporci immutabilmente una non richiesta e sconvolgente rivelazione culturale:" L'infinito supermercato americano finisce qui. Tutte le costrizioni proprietarie possono essere quotidianamente evitate qui. Cosa pensi di farne adesso?". Guardate a che cosa ne abbiamo fatto finora. Come musicisti, noi accogliamo con entusiasmo la diffusione e il libero scambio della nostra arte attraverso questi mezzi di trasmissione digitale.

21/1/2002
Negativland


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