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RICHIESTA RICERCA VIRUS Internet News - http://internetnews.tecnichenuove.com L'idea di un programma in grado di autoriprodursi emerge già nei papers di uno dei pionieri dell'informatica, John Von Neumann, e negli anni '50 si facevano esperimenti di laboratorio su programmi autoreplicanti per studiare i comportamenti di sistemi informatici complessi. Il virus quindi nasce all'interno della cultura informatica ufficiale come una sorta di parassita il cui studio si rivela necessario per esplorare continuamente le possibilità dei mezzi a disposizione. Con gli anni '90 la situazione è cambiata e la diffusione delle reti ha fatto esplodere il fenomeno dei virus, rendendoli a loro modo uno strumento essenziale per lo sviluppo della sicurezza dei sistemi informatici. Fino al punto di farli diventare paradossalmente il motore di un intero settore economico (i produttori di anti-virus) e uno dei migliori metodi attraverso il quale l'utente medio impara a conoscere i meandri del proprio computer, rendendosi conto che spesso un normalissimo sistema operativo è più irrazionale ed enigmatico di un “temibile” virus. Come ogni forma di scrittura di codice, anche la programmazione di un virus ha elaborato col tempo regole di eleganza, intelligenza o ironia, aprendo così la possibilità di un virus che sia anche uno strumento di comunicazione talmente estremo o ironico da diventare arte. Il collettivo italiano [epidemiC] è uno dei pochissimi gruppi in Europa che dichiara apertamente di fare ricerca estetica sui virus informatici. In collaborazione con 01001011101011.ORG, ha approfittato dell'ultima Biennale di Venezia per coinvolgere un'istituzione pubblica nella diffusione di un virus informatico (obbligandola di fatto a violare la legge). Biennale.py è un affascinante worm che non crea danni salvo intasare poco a poco tutti i file in formato .py con una storia surreale il cui protagonista ovviamente è il virus stesso. DownJones è invece il nome del più recente progetto di [epidemiC], tuttora in fase di sviluppo, che estende l'idea dell’informazione virale a un sistema di posta elettronica on line che modifica i messaggi all'insaputa di chi li manda e li riceve. --- EpidemiC ha portato, insieme al collettivo 01.ORG, il primo virus informatico alla Biennale di Venezia. Di cosa si trattava? [epidemiC]: Biennale.py è un esercizio retorico, un atto di pura forma. Paragoniamo al lavoro dei poeti, l'opera di coloro che scrivono codice di programmazione per motivi "estetici" e consideriamo biennale.py un monumento a loro in quanto cultura nativa, gli indigeni del linguaggio digitale. La Biennale di Venezia ci sembrava il luogo adatto per un operazione così romantica di "archeologia del presente". Abbiamo proposto a Ferrero di stamparlo sulle scatole dei Mon Cheri, ma ci hanno risposto che è ancora troppo presto. Come mai la vostra ricerca artistico-informatica si concentra su un oggetto praticamente al limite della legalità? [epidemiC]: Benché contenuto e intenzioni di biennale.py siano assolutamente chiari, nessuno sa esattamente come collocarlo rispetto ai "limiti della legalità". Non è stata una scelta programmatica, ma ci eravamo posti il problema. E' permesso scrivere codici "virali", ma non divulgarli. Sembra un problema di censura letteraria. La definizione legale di "virus informatico" somiglia a un manifesto dadaista, la prima cosa che viene in mente leggendola è: "Windows!". Ma è perfettamente legale che il tuo Windows si schianti 6 volte al giorno... sei stato costretto a comprarlo, quindi è un suo diritto. V.B.: "Non esistono virus 'buoni'", dicono i produttori di anti-virus. dal momento che apparentemente non fa danni, cosa direbbero dei vostri virus? [epidemiC]: Il virus è uno "straniero" sul nostro computer, una specie di immigrato senza permesso di soggiorno. Una diversità incontrollabile. La "propaganda del disastro" hollywoodiana, terminati i pellerossa e i sovietici, ha dovuto lavorare d'immaginazione: alieni, meteore, epidemie... I mostri. Poi uno stronzo, questa volta "vero", ha cercato di vincere l'Oscar rompendo i confini della rappresentazione. In questo mondo semplificato bianco e nero, anche il marketing della "sicurezza" deve adeguarsi: virus=danno, è più facile vendere l'idea di un anti-virus che "li faccia fuori tutti", indiscriminatamente. La realtà vuole invece che esistano virus informatici buoni, cattivi, simpatici, pallosi, stronzi, eleganti, politici, incazzati, belli, molto belli... V.B.: Perché per biennale.py avete scelto un linguaggio poco conosciuto al grande pubblico come python? [epidemiC]: Nessun virus era stato mai scritto in Python, un linguaggio di programmazione molto usato in ambienti di ricerca scientifica. La sua elegante sintassi ci ha permesso di risolverlo in 37 righe, giusta lunghezza per essere diffuso su T-Shirt. Pochi si sono accorti che il suo funzionamento è narrato in modo ricorsivo nelle istruzioni: c'è una festa e biennale.py cerca di copulare. Non contiene istruzioni dannose, rispetta gli ambienti operativi, infetta solo i programmi scritti in python ed è facile da rimuovere. Chi l'ha provato, sia su linux che su windows, si è dichiarato soddisfatto, ma ancora non sappiamo cosa ne pensino i produttori di anti-virus. V.B.: Nella storia dei virus ci sono stati casi in cui il codice che infettava un sistema era programmato per agire giorni, mesi o anche un anno dopo essersi installato. a differenza di quanto ci si aspetterebbe, normalmente un virus, un worm o un trojan agiscono segretamente, dando l'impressione all'utente che tutto funzioni per il meglio. mi sembra che questa sia la logica anche del vostro ultimo progetto, Downjones. di cosa si tratta? [epidemiC]: Con downJones prendiamo in considerazione l'ipotesi di funzioni semplici che, anzichè danneggiare i dati, li "arricchiscono" impercettibilmente nel contenuto. Quel livello di contenuto che chiamiamo "comunicazione". Per fare un esempio pratico: abbiamo inserito le "funzioni downJones" in un banale programma di invio posta da web. E' disponibile sul nostro sito completamente "Open", in modo che se ne possa comprendere il funzionamento. E' un programma molto semplice. All'invio, legge il testo della mail, cerca di capirne la lingua, conta le virgole nel messaggio, quando ne trova almeno tre, aggiunge una frase qualsiasi intercalata tra una virgola e l'altra a caso. Se non si verificano le condizioni "lingua" e "virgole", usa la lingua latina e/o un Post Scriptum. E' dannoso? E' un virus? Non ne abbiamo idea, dipende dall'uso e dal contesto. In alcuni casi potrebbe produrre effetti virali nella comunicazione tra le persone. Si usano i dati per comunicare, ma non ci si interroga mai sull'integrità del contenuto-dati/comunicazione. Tendiamo a pensare che un file sia corrotto solo se è illeggibile. Non basta. E' difficile verificare che quello che io ti mando sia quello che tu ricevi, e la diffusione della "firma digitale" è ancora lontana. Downjones è un "caso aperto" sia dal punto di vista tecnico sia da un punto di vista interpretativo. V.B.: Downjones ricorda il modo in cui circolano le voci o si creano le leggende metropolitane. non è curioso che questa funzione venga svolta da una macchina (che magari potrebbe diventare addirittura customizzabile)? [epidemiC]: Preferiamo lasciare all'immaginazione le modalità d'uso di una "macchina" moltiplicatrice di passaparola. Durante le prove del "sendMail" abbiamo invitato alcuni amici ad usarlo. Era "mascherato", sembrava un comune programma di posta, e il contenuto delle sentenze abusive aggiunte era molto discreto, giocato su dubbi e negazioni. Quando abbiamo rivelato il trucco, la reazione di tutti è stata più o meno: "Ecco cos'era che non capivo! credevo tu fossi rincoglionito/depresso/incazzato ecc." E qui viene il bello: da quel momento hanno cominciato a intercalare volontariamente il contenuto delle proprie mail con frasi di varia natura. Senza l'ausilio di downJones. Sperimentazione! "Vediamo cosa succede, vediamo se se ne accorge!". Gli 01.ORG ci hanno segnalato un altro aspetto delle possibili reazioni: "Non ti ho mai scritto una cosa simile! Probabilmente mi hanno taroccato il programma di posta!". Il software usato come "capro espiatorio". Potremmo immaginarlo in "modalità attivista", penso ai leggendari "linotipisti anarchici" spagnoli e veneziani che usavano il refuso e altri trucchi tipografici, per "deviare" i contenuti del giornale in cui lavoravano. Direi che è più che customizzabile. Noi l'abbiamo grezzamente provato su una pagina di invio posta, ma downJones è un'idea semplice che risolvendosi in poche funzioni è facilmente "implementabile" ovunque si processino dei dati di testo. Dalle e-mail agli scontrini del supermercato. Sono solo ipotesi. V.B.: Una delle tendenze più recenti della comunicazione politica e commerciale è proprio quella del "marketing virale", che in estrema sintesi è un modo di reperire e far viaggiare le informazioni su un prodotto e sul suo pubblico attraverso canali ramificati, non istituzionali ne' mass mediatici, in parte sotto mentite spoglie e penetrando nelle vite delle persone nei momenti in cui le abituali difese dalla pubblicità vengono abbassate. C'è una relazione con Downjones e gli altri progetti di epidemiC? [epidemiC]: HotMail usa inserire "PS: Get your free e-mail account... ecc." in coda alle e-mail degli utenti, la prima volta può ingannare, la seconda lo accetti come "il prezzo di un servizio gratuito". DownJones porta al limite estremo questa possibilità, dove la firma del mittente è "la garanzia" di ciò che viene comunicato e il fine è la motiplicazione del senso. Ma il marketing opera spesso ai limiti della legalità, e non stupirebbe se il prossimo passo fosse simile a downJones, ma a senso unico. Consigliamo quindi la nosta formula gratuita di prevenzione: "impara la 'comunicazione downJones' prima che lei impàri te". V.B.: Secondo voi, che tipo di evoluzione tecnica e soprattutto sociale è avvenuta da quando i virus si diffondevano principalmente attraverso i dischetti (per esempio pare sia stato recentemente trovato il primo virus per i file Flash scaricati dal Web)? [epidemiC]: Un tempo, quando i computer erano solamente "silicio e istruzioni", i virus erano dati di programmazione come tutti gli altri, forse un po' bizzarri, spesso utili per testare il "comportamento" dei sistemi operativi e delle reti. Poi la tecnologia si affermò come "la religione del futuro": la vita doveva diventare digitale e il digitale prendere vita organica. I virus informatici cominciarono a somigliare, anche iconograficamente ai virus biologici. Oggi... non so. Stiamo provvedendo. © dell'autore (l'uso non commerciale delle traduzioni è consentito riportando integralmente questa dicitura - per informazioni contatta dina [at] d-i-n-a.net) |