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NON E' UMANO IL BELLO DELLA RETE
di Vanni Brusadin (2002)

Internet News - http://internetnews.tecnichenuove.com



La sperimentazione sui browser di navigazione ha rappresentato uno dei settori più interessanti della produzione artistica in Rete degli ultimi tre anni e ha aperto un nuovo capitolo del dibattito sui rapporti fra arte e nuove tecnologie. I famosi e pluripremiati casi di Webstalker del gruppo I/O/D [bak.spc.org/iod] o di Shredder di Mark Napier [www.potatoland.org/shredder], giusto per citare due dei più conosciuti, hanno portato alla ribalta la progettazione di software con obiettivi decisamente alternativi a quelli dello sviluppo del software commerciale.

In entrambi i casi, nonostante lo stile molto diverso dei risultati, i due browser visualizzavano siti Internet leggendo le istruzioni delle pagine HTML in un modo decisamente diverso da quello abituale. Non si tratta di un procedimento totalmente nuovo nella storia dell'arte, che anzi è piuttosto ricca, soprattutto nel ventesimo secolo, di artisti che intervengono direttamente sulla tecnologia e in particolare sul controllo degli strumenti tecnici a loro disposizione.

"Il software controlla la tua mente - Prendine un po'" dice lo slogan di Webstalker, un progetto che rappresenta bene un fenomeno tipico della società delle reti informatiche: la cultura umanistica (se non dichiaratamente artistica) entra nella cultura tecnica e viceversa, e anche uno strumento apparentemente trasparente e di uso quotidiano come un browser può essere smontato, interrogato e alla fine sostituito da un nuovo software anticonvenzionale e visionario.

Ascoltare il canto della Rete

Le conseguenze a questo punto diventano imprevedibili: un browser minimalista come Webstalker, che scarta la maggior parte delle informazioni delle pagine HTML e valorizza le strutture di link, può diventare sia uno strumento per analizzare in modo creativo la struttura di siti, sia una dichiarazione politica di ribellione contro l'irrompere di una nuova Internet visivamente accattivante ma spinta solo da interessi commerciali. Allo stesso modo, un software ingegnoso che si tuffa nella Rete selezionando automaticamente dati da decine di siti Web in pochi istanti si può trasformare in un bizzarro strumento di divertimento.

É questo il caso di Netsong [www.netsong.org], che dietro lo slogan "Pure Net.radio - 100% Native-net programming" ("Pura Radio di Rete - 100% di Programmazione Nata in Rete") nasconde l'ultimo progetto di Amy Alexander [www.plagiarist.org] in collaborazione con Peter Traub. Inserendo un termine nel campo di ricerca, Netsong interroga un motore di ricerca (attualmente è Google) scegliendo una pagina fra le prime 50 e cominciando da lì a seguire i link che portano ad altre pagine. Netsong va di link in link senza fermarsi e se arriva in un vicolo cieco ritorna sui propri passi e sceglie altre strade. Netsong raccoglie del testo da ogni pagina visitata e costruisce in modo automatico una sorta di poesia o di racconto che deriva direttamente dalla struttura della Rete. Il testo viene letto da un software di sintesi vocale e poi processato attraverso un generatore di suoni. Ogni pagina web viene quindi trasformata in uno streaming mp3 che arriva allo spettatore in loop finché non è pronta la pagina successiva e così via.

L'esperienza è straniante perché la voce cambia, rallenta o si intensifica e alla fine, mescolata con i suoni che si vanno via via creando, diventa una sorta di mantra che accompagna il navigatore della Rete. In realtà, Netsong può diventare anche un'esperienza di gruppo trasformandosi in karaoke (sono disponibili in tempo reale i testi delle "canzoni" cantate dal robot) oppure come jukebox, ascoltando gli ultimi pezzi composti da altri utenti con altre parole chiave.

Il progetto nasce da due lavori simili elaborati separatamente dai due autori, "theBot" [thebot.plagiarist.org] e "Bits and Pieces" [www.fictive.org/~peter]. Quest'ultimo è un curioso esperimento di net radio automatica, che ogni mattina va alla ricerca di nuovi file audio cercandoli direttamente dalla Rete e riproponendoli sotto forma di streaming sempre nuovi.

Ascoltando Netsong che fa surf per la Rete si percepisce uno spirito assolutamente geek, cioè tipico della cultura informatica più pura, che da un lato osanna la tecnologia, ma dall'altro sa anche usarla in modo intelligente, economico e tecnicamente "elegante". Per Netsong, infatti, il software usato per programmare e distribuire in streaming è tutto open source e gli stessi autori hanno in parte riscritto gli strumenti disponibili in partenza.

Divertirsi con il browser sbagliato

Le normali funzioni del browser vengono ancora più stravolte nell'ultimo lavoro di due "star" della net art, il duo Jodi [www.jodi.org], tra i primi a fare sperimentazione con il codice sorgente del Web e tra i primi a venire riconosciuti ufficialmente come parte di una nuova avanguardia artistica.

I Wrongbrowsers ("Browser sbagliati") [www.wrongbrowser.com] sono una serie in evoluzione di quattro software di navigazione, chiamati con delle sigle che indicano il tipo di domini visualizzabili: ".com", ".org", ".nl", ".co.kr". Sono browser "a dominio chiuso" - come sostengono i Jodi - "perché ognuno di essi si connette automaticamente solo a brevi combinazioni di lettere all'interno di questi domini". Il processo è casuale ma molto spesso i nomi più brevi sono i più desiderati e quindi è raro incontrare pagine vuote. Eliminata l'abituale finestra di Explorer o Netscape, lo schermo si riempie di colori o segni grafici a seconda della versione usata e comincia a vivere di vita propria, richiamando pagine, smontandole, evidenziandone parte del codice o del testo.

L'utente si trova a doversi inventare un nuovo ruolo, che può andare dal semplice spettatore di un'arte visiva automatica e in tempo reale, con il codice che va avanti tranquillamente da solo producendo immagini criptiche e affascinanti. Oppure può decidere di cercare di "capire" la macchina e dopo qualche secondo di osservazione tentare di agire per vederne le reazioni.

"Il nostro lavoro si basa sul fatto che tutto quello che vedi sullo schermo è codice rivestito", dicono i Jodi, che sono diventati famosi proprio per aver distrutto ogni normale aspettativa dei navigatori di Rete, mettendo in scena lo spettacolo - a volte violento, a volte sorprendente - di un codice che per una volta non segue docilmente i comandi che gli sono stati posti. "Wrongbrowser ha un aspetto caotico, non è del tutto leggibile, semplicemente non è pratico - dicono ancora i Jodi - E ovviamente queste sono esattamente le cose che ci piacciono".

 


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